La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, presentato da un signore di Torino, avverso la sentenza di condanna per maltrattamenti, lesioni e minacce nei confronti della figlia.


Questa triste vicenda, dai toni medievali, vede coinvolta una ragazza che, sin dall’età di quattro anni, aveva subito divieti di ogni tipo da parte del padre, impedimenti sempre più assillanti con l’unico scopo di  mantenere la figlia lontana dai maschi.


La figlia è stata letteralmente imprigionata in casa, senza la possibilità di uscire, se non per recarsi a scuola.


Le era stato assolutamente vietato vedere ragazzi nel tempo libero, a qualunque età, sin dall’asilo.


Da bambina non ha mai potuto giocare con i suoi coetanei, mentre, negli anni del liceo, non ha mai potuto frequentare i compagni di scuola, nemmeno per studiare.


Divenuta maggiorenne C. ha trovato il coraggio di querelare il padre, poi condannato dal Tribunale di Torino per l’assurda severità di questo padre-padrone.


La Cassazione ha qualificato tali comportamenti come inaccettabili ed ha ritenuto che:”il regime di prevaricazione e violenza cui è stata sottoposta C. è stato tale da renderle le condizioni di vita intollerabili…realizzando vere e proprie forme di violenza (psicologica) ai suoi danni”.

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