In tema di mantenimento dei figli, la Corte di cassazione ha, di recente, ribadito il principio secondo cui i figli maggiorenni di genitori separati non hanno alcun diritto all’assegno di mantenimento se dietro tale richiesta si cela, in realtà, una scusa per non lavorare. La Suprema Corte, fermo restando l’obbligo di mantenere i figli maggiorenni non ancora economicamente indipendenti per cause a loro non imputabili, ha confermato l’orientamento volto ad evitare situazioni di assistenzialismo estremo. 


In particolare, la prima sezione della Corte di Cassazione ha respinto la richiesta di un figlio che pretendeva di essere ancora mantenuto dal genitore naturale, pur disponendo di valide credenziali per ottenere un posto di lavoro (nella specie l’istante era laureato in legge e aveva conseguito un master negli Stati Uniti).


In un altro caso analogo, i giudici della Suprema Corte hanno dato ragione al padre che aveva interrotto l’assegno di mantenimento alla figlia trentenne, perché questa aveva rifiutato l’opportunità di lavoro che il padre stesso le aveva offerto, affermando che era sua ferma intenzione conseguire dapprima la laurea. La Corte ha giustamente sottolineato che a trentanni è il momento di abbandonare le proprie aspirazioni, salvo che si segua un master di altissimo livello, ed iniziare a lavorare senza attendere più alcun contributo economico dai genitori.


 

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