E così oggi migliaia “disperati” dovranno sostenere (alcuni per l’ennesima volta) l’esame di avvocato.
Tre prove scritte per altrettanti giorni di fuoco, di solitudine e di incertezze.


I “poteri forti” hanno deciso di essere più selettivi per arginare l’inflazione degli iscritti agli albi forensi . Ma il rimedio è peggio del male. Su questo non c’è dubbio.
Che significa essere selettivi? Quali sarebbero i criteri per valutare se un candidato può o meno fare l’avvocato?
E tali criteri di “selezione” sono omogenei ovunque?
Diciamo allora che ci si è posti l’obiettivo malcelato di creare una “sorta di numero chiuso” di nuovi avvocati, una percentuale massima di nuovi iscritti oltre la quale non andare.
E se le cose stanno così (mi auguro sempre di essere il solito malpensante) allora l’avvocatura sta scrivendo una delle pagine più brutte (se non la più brutta) della propria gloriosa storia.
La selezione è e deve essere un’altra.
La carriera di un giovane praticante avvocato  non deve  e non può finire in una “lotteria”.
Non si possono mortificare così intere generazioni di giovani toghe.
Sulla necessità della selezione sono d’accordo e come, sia chiaro. Ma di una vera selezione che non si basi su tre prove scritte che tutto provano tranne che la propria idoneità a fare l’avvocato. La selezione va fatta prima e meglio.
Essa va contemplata  fin da principio, cioè dall’università.
Troppi sono i laureati in giurisprudenza e pochi sono quelli che hanno acquisito una preparazione di base appena sufficiente, almeno per iniziare il percorso della pratica forense (2 anni).
Altra selezione la deve fare, appunto, la pratica.
Chi controlla i praticanti? E chi controlla gli studi legali che ne certificano questa pratica?Allora, come spesso succede in Italia, dopo aver prima consentito a tutti di laurearsi facilmente e poi  di fare una pratica insufficiente (o addirittura inesistente), ecco che si è creata una sorta di “imbuto” o di “filtro” che si affida soltanto alla cabala e non a principi meritocratici.
In tutto questo, spesso, ne fanno le spese i “poveri cristi” e coloro che hanno puntato tutto sull’avvocatura cioè che non fanno l’esame tanto per farlo o per acquisire punteggi nella pubblica amministrazione o per fregiarsi soltanto del titolo di “avvocato”.
Insomma l’Italia è un paese straordinariamente ingiusto ed incoerente.
Prima si concede a chiunque un “parcheggio” in una realtà di disoccupati e poi ci si diverte a fare il “gioco dei severi”.
A mio parere, se il corso di laurea in giurisprudenza fosse più complesso e più lungo (come è doveroso che sia data la vera difficoltà del diritto) probabilmente l’esame di avvocato sarebbe una questione per pochi.
C’è un abisso, infatti, tra il diritto che si studia all’università e quello reale, quello professionale.
Sono due mondi tanto diversi, forse troppo.
Chi si laurea in legge, deve ricominciare letteralmente daccapo se vuole fare l’avvocato, il notaio o il magistrato.La laurea in legge è solo teoria. Invece tale “pezzo di carta” dovrebbe sfornare gente quasi pronta per la professione.
Chi aspira a diventare un professionista deve, in pratica, laurearsi di nuovo in un altro diritto.
Mi fa sorridere quel giovane che viene da me per chiedermi di ospitarlo nel mio studio per fare il tirocinio, sventolando orgogliosamente  il suo 110 e lode…(magari col bacio accademico)
Dunque l’esame di avvocato, così come concepito e con queste premesse, è solo un bluff e tutto fa tranne che attuare una selezione ed un giusto ricambio generazionale.
E’ arrivato il momento di dirlo apertamente e senza indugi.
Se in Italia vi sono quasi 200 mila avvocati, le responsabilità sono storiche e lo sappiamo tutti.
Ma ora se vogliamo riqualificare la professione, occorre riqualificare prima la laurea in giurisprudenza (modificando tante cose )  e poi  l’esame di avvocato. Altrimenti il nostro “esame” sarà una delle tante lotterie italiane.


Un in bocca al lupo ai 1400 candidati.


 


                                                             Avv. Gian Ettore Gassani


   




  


                                                           


 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *