Rifiuta il funerale ad un divorziato. Prete assediato in Parrocchia.


Si dilata sempre di più la frattura profonda tra la società civile e la Chiesa Cattolica.


L’allucinante notizia proveniente da Bagnaturo, frazione di Sulmona, grosso centro dell’Abruzzo, conferma questa triste realtà.


Il Parroco locale, Don Gaetano Acciaccaferri, da otto anni Parroco della Chiesa della Santissima Addolorata, ha rifiutato di celebrare le esequie per Ferdinando Scipione, camionista quarantasettenne, morto prematuramente di infarto, “reo” di essere divorziato e risposato.


I parenti del defunto, ovviamente, hanno protestato vibratamente nei confronti di questo prete di paese, fanaticamente interprete di un superato orientamento della Chiesa.


In nome di tale fanatismo religioso, il sacerdote ha calpestato il minimo concetto di pietas, valore e sentimento tipicamente cristiano, da rispettare sempre, soprattutto di fronte alla morte di un individuo.


L’aspetto più grave di questa vicenda è stata anche la giustificazione che il prete ha addotto, sdegnato, nei confronti della popolazione che lo contestava:  credo che a prendersela siano stati soprattutto i parenti e gli altri divorziati che temono di subire lo stesso trattamento…che altro c’è da fare in un piccolo paese se non mormorare?”.


Da credenti cattolici, restiamo sbigottiti di fronte a tanta ferocia di questo ministro di Dio e soprattutto nutriamo un sentimento di pietà nei suoi confronti (e non certo di rabbia o rancore).


Abbiamo assistito ai funerali dei camorristi in pompa magna e addirittura dei pedofili.


Vi sono stati mafiosi che hanno avuto il funerale con tutti gli onori e con il Vescovo a celebrare  la messa.


Vi sono terroristi che hanno seminato il terrore e la morte, che hanno goduto dell’estrema unzione.


Vi sono furfanti e dittatori che hanno ricevuto i funerali di Stato e nessun prete si è rifiutato di svolgere le esequie.


E’ evidente che Ferdinando Scipione, per questo prete, è “peggio” dei sopra citati personaggi.  


Per fortuna la Chiesa Cattolica è cosa ben diversa.


Il Direttorio Pastorale Familiare della Chiesa Cristiana, al n. 234, recita: “un’attenzione pastorale va riservata al problema della celebrazione dei funerali religiosi di quei fedeli che, al momento della morte, si trovavano in una situazione coniugale irregolare. Poiché il senso del funerale cristiano consiste propriamente…nell’implorazione della misericordia di Dio sul defunto, nella professione di fede nella risurrezione e nella vita eterna, nell’invocazione per tutti, e in particolare per i familiari, della consolazione e della speranza cristiane, la celebrazione del rito delle esequie non è vietata per questi fedeli.”


 


A conferma di tale logica apertura della Chiesa Cattolica, basti pensare che, durante la messa di apertura del Congresso Eucaristico di Bari, nel maggio 2005, proprio il Cardinale Camillo Ruini aveva dato la comunione al Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, che non ha mai nascosto la sua convivenza con un compagno omosessuale.


 


Tornando al prete di Sulmona, ci viene da fare una considerazione. Quante persone subiscono un divorzio, pur non avendolo voluto?


 


Che avrebbe fatto questo prete nei confronti delle vittime del divorzio?


 


Allora, se proprio si deve essere fanatici, perché di fanatismo si tratta e non di rispetto della parola di Dio, anche quella piccola parte di Chiesa che ancora applica stoltamente alcuni principi, dovrebbe almeno avere il buon gusto e il buon senso di verificare il perché una persona si trova nella condizione di divorziato.


 


L’unica cosa che ci auguriamo davvero è che tale notizia non allontani definitivamente i fedeli dalla Chiesa e che non si generalizzi nei confronti di una religione che ha fatto del soccorso e della lungimiranza il proprio vero credo.


 


E’ certo che questa è soltanto una questione religiosa che può urtare la suscettibilità di chi è credente davvero.


Ma non sarà mai un problema per chi, per scelta o per necessità, ha fatto a meno di essere  cattolico.


 


Per cui  – paradossalmente – questi atteggiamenti non vanno a colpire chi già non crede, ma soltanto chi, invece, nonostante le proprie privatissime scelte di vita, vuole continuare a credere e a far parte di una grande famiglia che è quella, appunto, della Chiesa.


Poiché viviamo in una società con circa due milioni di divorziati, ritengo che la chiesa Ufficiale, quella che conta (e non quella di Sulmona), farebbe bene ad uscire finalmente allo scoperto, rompendo gli indugi e a prendere una posizione netta e definitiva su tale vicenda che di cristiano ha ben poco.


E’ fin troppo evidente che l’integralismo religioso, di qualsiasi religione, non può fare altro che produrre squassi e scontri.


Nei Paesi musulmani questa cosa non sarebbe mai successa, nonostante tutto ciò che, ingiustamente, di negativo spesso si dice sul conto dei fedeli del Corano.


In ogni caso ci sia consentita un’ultima considerazione e parliamo da laici.


Se c’è una legge giusta, che contiene in se tutti i principi di libertà della persona, questa è la  Legge sul divorzio.


Una legge che difenderemo nonostante tutti gli ostracismi e i fanatismi di chicchessia.


Una legge grazie alla quale tante donne e tanti uomini hanno potuto ricostruire gran parte di sè.


 


 


                                          Redazione di Avvocati e Famiglia


 


 


 


 

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