Frequentemente ci si serve di processi perversi, vendicativi in occasione di divorzi e separazioni, comportamenti “difensivi” che non possono considerarsi immediatamente come patologici, tuttavia, sono la ripetitività e l’unilateralità del processo a causare l’effetto distruttore.
L’impulso perverso, fino ad allora latente, al momento della separazione si intensifica, la violenza dissimulata si scatena e la separazione non la interrompe, continua attraverso i pochi legami relazionali che eventualmente sussistono, e quando ci sono i figli, passa attraverso di loro.


Questo è quello che gli americani chiamano “stalking”, ovvero la molestia. La molestia è il forte di vecchi amanti o coniugi che non vogliono lasciarsi scappare la preda, assillano il loro “ex” con la loro presenza, l’aspettano all’uscita dal lavoro, gli telefonano giorno e notte, con parole minacciose dirette o indirette.
Lo stalking è stato preso sul serio da alcuni Stati, che prevedono “protective orders” (ordinamenti di protezione civile) come per le violenze coniugali dirette, perché è stato stabilito che questa molestia, per poco che la vittima reagisca, può portare a violenze fisiche.


I divorzi in questi casi, chiunque prenda l’iniziativa della separazione, sono quasi sempre violenti e cavillosi.
I “perversi” mantengono il legame tramite lettere raccomandate, avvocati, la giustizia; si continua a parlare di una coppia che non esiste più attraverso le procedure.


Le vittime si difendono male e, soprattutto, se pensano di avere preso loro l’iniziativa della separazione, cosa che avviene spesso, sono indotte dal senso di colpa a mostrarsi generose, nella speranza di sfuggire così al loro persecutore.
Le vittime sono raramente capaci di usare la legge, mentre l’aggressore, che ha una struttura molto vicina a quella paranoica, riuscirà a fare le procedure necessarie.


La violenza perversa nelle famiglie costituisce un ingranaggio infernale difficile da arginare, perché tende a trasmettersi da una generazione all’altra. Maltrattamento psicologico, che sfugge spesso alla vigilanza dell’ambiente circostante, ma che provoca sempre più danni.
Di fronte alla denigrazione di uno dei genitori da parte dell’altro, ai bambini non resta che la possibilità di isolarsi. Perderanno così ogni possibilità di individuazione o di pensiero autonomo.
Ciascuno di loro porta poi una parte di sofferenza che riprodurrà altrove, se non trova soluzioni in se stesso.


A volte, la crisi si può risolvere solo con l’intervento della giustizia, ma una sentenza viene pronunciata solo sulla base di prove, una donna picchiata può far accertare le tracce dei colpi; se si difende, si dirà che si tratta di legittima difesa. Una donna umiliata e ingiuriata può difficilmente farsi ascoltare, perché non ha prove da presentare.
L’unico modo per proteggere la vittima e impedirle di reagire alle provocazioni dirette o indirette è istituire ordinamenti giuridici rigidi ed evitare qualunque contatto tra le due parti, nella speranza che un giorno il perverso distolga l’attenzione o allenti la sua pressione.


Dott.ssa Cesira Cruciani

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