L’approvazione della normativa europea in materia di affidamento di un bimbo nato da genitori di diverse nazionalità divorziati divide i paesi membri dell’Ue. Dal luglio 2006 è sul tavolo dei Ventisette una proposta della Commissione Europea che prevede che, in caso di accordo, siano i coniugi a scegliere la legislazione di riferimento per il divorzio, mentre in caso di discordia vale l’ultimo paese di residenza abituale comune.


Proposte in materia di diritto familiare devono essere approvate all’unanimità, ma vista la contrarietà della Svezia di sottoporre le proprie leggi a quelle straniere si dovrà procedere allo strumento della cooperazione rafforzata, previsto dal Trattato di Nizza al momento in vigore e finora mai attuate.


Pronti ad applicare la cooperazione rafforzata sono nove paesi (Italia, Francia, Spagna, Slovenia, Romania, Ungheria, Grecia, Lussemburgo e Austria). Ma altri si sono espressi contro la cooperazione rafforzata per timore di «spaccare» l’Ue su una questione così sensibile, o per ostilità a un «Europa a due velocita». Si tratta di Finlandia, Portogallo, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca e delle tre repubbliche baltiche. Altri, come la Slovenia, che pure è favorevole alla cooperazione rafforzata, preferirebbero avere il consenso più ampio possibile. Ed è un pò la preoccupazione di paesi che si mostrano interessati, ma attendono gli sviluppi, come Germania, Belgio, Cipro o, con maggior scetticismo, la Slovacchia.


IL MESSAGGERO

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